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Scuola. Lezioni all’aperto ‘contro’ la dad, Castelbianco: No ribellione ma disperazione

Il direttore dell'IdO: I ragazzi hanno bisogno di stare insieme

“Il fatto che i ragazzi vogliano fare lezione per strada non è tanto una ribellione alla didattica a distanza ma è l’esigenza di stare insieme. I giovani hanno necessità e bisogno di confrontarsi con i propri coetanei e con degli adulti che non siano soltanto i genitori. Queste scene non sono la scuola, sono la disperazione”. A dirlo è Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), commentando le immagini di studenti riuniti a far lezione davanti agli istituti chiusi. Scene che nella settimana di ‘riapertura’ delle scuole dopo le vacanze di Natale, si sono verificate in varie città italiane, a partire da Roma.

“Se tutto quello che vediamo è che una panchina viene usata come cattedra e degli zaini come sedie, non comprendiamo che i ragazzi stanno denunciando i loro problemi”, dice Castelbianco.

“C’è tutto un mondo che abbiamo tolto a questi ragazzi- sottolinea lo psicoterapeuta- non per colpa ma comunque gli abbiamo tolto un anno di vita e adesso ne stiamo pagando le conseguenze. Se ce ne rendiamo conto queste conseguenze saranno minori, se facciamo finta di niente aumenteranno”.

Ma allora troppa didattica a distanza è dannosa? “Non è dannosa ma non è proficua- precisa Castelbianco- non eravamo preparati a questo cambiamento perché la nostra didattica è sempre stata frontale. E la dad non è la stessa cosa, è tutto un altro modo di apprendere, di comunicare e di relazionarsi. Docenti, studenti e famiglie sono stati catapultati nella didattica a distanza e su questo tema ognuno dice la sua. Credo sarebbe opportuno che gli insegnanti esprimessero il loro modo di fare didattica a distanza con la loro esperienza affinché i ragazzi possano adattarsi senza sentire mille voci perché questo sta portando a una grande difficoltà”.

A novembre, in occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, l’IdO aveva lanciato un appello ai decisori politici affinché i ragazzi delle superiori potessero tornare a scuola almeno un giorno a settimana “per non perdere un contatto diretto con il mondo della scuola che non è limitato al solo apprendimento”, diceva Castelbianco. Ora che nel nostro Paese si continua a discutere di riapertura in presenza o meno delle scuole superiori, lo psicoterapeuta ribadisce: “La scuola è un problema spinoso, ogni assembramento può portare delle difficoltà ma non è possibile che in Italia gli assembramenti dei ragazzi siano la colpa di tutte le situazioni”, conclude.